Mentre l’Italia, in occasione del Vinitaly, fa togliere dagli scaffali i vini della Crimea, una delegazione di trenta imprenditori italiani e una decina di politici parteciperanno al Forum Economico Internazionale di Yalta che si terrà tra il 20 e il 22 aprile.
Alla vigilia del Forum Sputnik Italia ha raggiunto per maggiori informazioni Stefano Valdegamberi, consigliere regionale della Lista Zaia, capo della delegazione italiana in Crimea.
— Qual è lo scopo principale della vostra missione?
— Ci sono due gruppi degli imprenditori e politici italiani che andranno a Yalta: un gruppo è capeggiato da me e l’altro invece è stato creato dall’Associazione Conoscere Eurasia. Ci andiamo con un messaggio duplice. Gli imprenditori italiani provenienti da vari settori industriali sono interessati ad avere i nuovi contatti e le nuove relazioni d’affari con la Crimea e con il mondo russo. Alcuni di loro hanno già lavorato con la Russia e hanno bisogno di approfondire e valutare altre opportunità in attesa della fine delle sanzioni per poter collaborare con la Crimea. Per quanto invece riguarda la parte politica, la nostra è una risposta di protesta nei confronti della posizione ufficiale europea e quella italiana. Noi riteniamo che le sanzioni imposte alla Russia e alla Crimea siano del tutto ingiuste e ingiustificate perché limitano la volontà della gente della Crimea di stare con chi vogliono loro, cioè con la Russia. Pensiamo che sanzionare la Russia contro la volontà popolare sia una scelta sbagliata. Si devono seguire altri tavoli, altre trattative, bisogna fare altri percorsi per superare questo regime sanzionatorio.
— Che importanza ha per gli imprenditori italiani il Forum Economico Internazionale di Yalta?
— Prima di tutto questo Forum rappresenta per gli imprenditori italiani un’opportunità per approfondire i rapporti con il mondo che la politica vuole dividere e mettere al margine, mentre loro vedono nel mercato russo e nel quello euroasiatico una prospettiva di crescita e di sviluppo del loro business. Quindi noi ritentiamo che di fronte all’annuncio di Trump che vuole mettere i dazi sui prodotti italiani, la proposta che farò io a Yalta è che l’Italia prenda posizione autorevole per interrompere immediatamente queste assurde sanzioni. Non prossimo essere schiacciati per colpa di una politica protezionista di Trump. Dobbiamo creare un grande mercato, da Lisbona a Vladivostok, nel quale la capacità tecnologica e produttiva veneta possa giocare un ruolo da protagonista. Speriamo che il governo italiano non perda questa occasione.
— La polizia di Verona ha sequestrato il lotto di vini crimeani in catalogo all’esposizione internazionale Vinitaly 2017. ll caso è scoppiato proprio mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella era a Mosca in visita dal presidente russo Vladimir Putin. Come commenterebbe questo gesto?
— Ho già fatto un commento molto pesante su questo fatto. Mi sono scusato perché quello che è successo è vergognoso e non risponde alla volontà degli italiani. È un atto di pignoleria burocratica, un’offesa al popolo di Crimea. Mi sono vergognato da cittadino veronese. Sono cose che non fanno bene da nessuna parte. È stato un gesto veramente scortese, dettato da alcuni burocrati di stato molto lontani dalla gente. Io mi auguro che gli episodi di questo tipo non succedono mai più perché noi invece dobbiamo lavorare in un senso esattamente opposto. E quindi saremo in Crimea per protestare contro questo atteggiamento dell’Europa nei confronti della Crimea stessa e della Federazione Russa. I politici che fanno parte della nostra delegazione condividono questa linea di unione e non di separazione e sono fortemente contrari alle sanzioni. Mi auguro che in Europa vincono sempre di più i movimenti politici che pensano in questo modo e spero che i popoli europei puniscono i partiti che stanno portando avanti una politica di ostilità verso la Russia.
— A proposito del vino, ci potrebbe aggiornare come vanno le cose con la produzione del vino congiunto italo-crimeano del quale si parlava in ottobre del 2016?
— Su questo progetto ci sono delle difficoltà dovute sempre ai fattori oggettivi delle sanzioni. A Yalta parleremo anche di questo. La nostra intenzione è quella di sviluppare dei business insieme. È chiaro che le barriere relative alle misure ristrettive penalizzano non solo la Russia ma anche noi e non ci permettono di realizzare quello che gli imprenditori vorrebbero fare. Nel frattempo è comunque importante che ci sia aperto un dialogo sulla base di quale, appena si sblocca la situazione, si possa partire con gli investimenti concreti.
— Nel 2016, il Forum di Yalta ha visto la partecipazione di oltre 1.000 persone provenienti da 26 paesi, con 12 accordi di investimento, pari a 1,2 miliardi di dollari. State programmando di firmare qualche contratto durante questa edizione del Forum?
— Si, nell’ambito del Forum Economico Internazionale di Yalta a cura dell’Associazione Conoscere Eurasia sarà stipulato un accordo sull’investimento nel settore vinicolo. Mentre noi firmiamo un accordo sulla costruzione di un centro di benessere ed eccellenza e un centro di fertilità della donna che permetterà alle donne crimeane e quelle europee di avere i servizi di altro livello. E poi visto che il gioco d’azzardo è vietato dalla normativa russa, c’è la necessità di fare dei luoghi vigilati sotto controllo dello stato, in questo caso i nostri operatori del settore porteranno l’esperienza italiana in modo tale che tutto sarà gestito in maniera estremamente accurata. Inoltre, ci sono anche i progetti nel campo di edilizia e nell’ambito delle nuove tecnologie e dello sviluppo dei sistemi di sicurezza che verranno proposti agli attori locali e al governo crimeano.