Così il made in Italy in Russia ha perso 5 miliardi in tre anni
30 Lug
È in calo di cinque miliardi rispetto al record di tre anni fa l’export italiano verso la Russia. Lo ha spiegato Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e dell’associazione Conoscere Eurasia, nel corso del seminario Italia-Russia, l’arte dell’innovazione, organizzato a Genova, tra gli altri, da Regione Liguria e Consolato generale della Federazione russa di Genova, con la collaborazione di Intesa Sanpaolo.
«Nel 2016 – ha detto Fallico – se i nostri dati saranno confermati, il valore dell’export italiano verso la Russia sarà di 6,1 miliardi di euro. Se così andranno le cose, mancheranno all’appello poco meno di 5 miliardi. Uno shock per molte aziende» tricolori. Nell’ultimo trimestre 2016, ha poi aggiunto Fallico, «il Pil ha registrato un segno positivo, anche se modesto, e nel 2017 si prevede che la Russia crescerà dell’1,5%. Ma siamo lontani dal 2013, quando si registrò il record di oltre 30 miliardi di euro nell’interscambio italo-russo, con le nostre esportazioni quasi a 11 miliardi».
A creare questa situazione, le sanzioni introdotte da Usa e Ue verso la Russia nel 2014 e le contro-sanzioni russe. Oltre ai settori colpiti da queste ultime che, ha ricordato Fallico, hanno portato a «-96% fra 2013 e 2016 per l’industria lattiero-casearia italiana e -78% per la carne lavorata, l’effetto drammatico della tensione geopolitica ha avuto ripercussioni su altri settori ben più impattanti sul sistema Paese, rispetto all’agroalimentare». Negli ultimi tre anni, «le vendite in Russia di macchine utensili made in Italy hanno perso oltre il 50%, la siderurgia il 74%, i materiali da costruzione il 54%. Ma, a dicembre, le esportazioni italiane verso la Russia sono tornate ad avere un segno positivo con un +9,2% sullo stesso mese del 2015».